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in rocce sottoposte a sollecitazione meccanica. Un possibile precursore sismico? Conclusioni I fenomeni precursori attualmente conosciuti non sono riferibili al sisma con criteri di sistematicità e necessità e sono quindi idonei a formulare previsioni attendibili solo quando si manifestano in associazione. I precursori più importanti sembrano essere legati al sisma attraverso la teoria della dilatanza. La dilatanza è un evento osservato in prove di laboratorio ma la sua reale azione nel favorire i fenomeni precursori, valutata dal punto di vista geologico, può ritenersi valida soltanto in particolari condizioni. L'unico precursore che potrebbe essere sistematicamente correlabile alla dilatanza è il "pianto della roccia", che è anche il fenomeno che ha la minore probabilità di propagarsi fino alla superficie. In questa ricerca è stata dimostrata l'esistenza di emissioni radiosismiche in associazione alle condizioni di sollecitazione meccanica della roccia sia in compressione (esperienze di laboratorio) che in distensione (esperienza in cava). E' stato dimostrato come queste emissioni precedono la rottura del materiale con una distribuzione di impulsi relazionabile al pianto della roccia e alla teoria della dilatanza. E' stata provata la sistematicità del fenomeno e la sua manifestazione in tutti i tipi di roccia testati; rocce per lo più sedimentarie, di provenienza appenninica e non necessariamente ricche di quarzo o di minerali spiccatamente piezoelettrici. La massima manifestazione del fenomeno è osservabile in banda E-VLF ed il mezzo più idoneo al rilevamento di tali emissioni è un ricevitore di campo come quello utilizzato in questa ricerca. Tutte queste osservazioni sono perfettamente coerenti con la "teoria radiosismica" che prevede tali emissioni associate al pianto della roccia e consentirebbe, tra l'altro, di giustificare successi e fallimenti del metodo elettrico VAN. Sono state presentate evidenze dell'esistenza in natura di emissioni che manifestano le stesse caratteristiche, già note ai radioamatori e da essi già sospettate di avere un qualche legame con i fenomeni sismici. E' stato inoltre evidenziato come questi fenomeni siano discreti e ben definiti, non semplici fluttuazioni di un rumore di fondo, come appaiono, nell'immaginario dei fisici, dalle vane segnalazioni dei radioamatori. E' stato anche mostrato come queste emissioni siano facilmente riconoscibili ed isolabili dai segnali naturali di origine atmosferica. Il metodo radiosismico si presenta dunque come un mezzo di previsione realmente attuabile e a bassissimo costo. Si può sperare di vedere nel fenomeno radiosismico una soluzione alla necessità di un precursore attendibile, sebbene il metodo richieda ancora lo sviluppo di chiavi interpretative adeguate e di esperienza basata su rilevamenti diretti e non soltanto simulati. Nello scenario di ulteriori sviluppi e applicazioni di questa tecnica si auspica una maggiore attenzione alle segnalazioni dei radioamatori, se non addirittura l'ausilio di quelle esperienze e attrezzature che soltanto loro, al momento, sono in grado di fornire con diffusione mondiale. |
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