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L'altra faccia della Sfinge
di Adriano Nardi

da "X-Magazine" (AmyResource ed. Interactive)





Il 27 marzo 1998 la sonda Surveyor sospese la prima fase della frenata aerodinamica (aerobraking) per iniziare un programma di osservazione straordinario della durata di 5 mesi. La manovra di frenata (prolungata a causa di un problema tecnico) fu riprese in settembre per proseguire fino al marzo 1999 quando iniziò il previsto programma di mappatura.

In questo periodo dunque giunsero nuove immagini da un'orbita provvisoria i cui parametri, seppur inizialmente incerti, permisero fin da subito di stimare con una probabilità compresa tra il 30% e il 50% la possibilità di fotografare la sfinge con tre sorvoli successivi della regione Cydonia. E' stato così che il 5 aprile 1998 (data che resterà tristemente storica per l'ufologia) la prima ricognizione ebbe successo. Il giorno seguente il nuovo volto della Sfinge era ormai noto in tutto il mondo.



Originale MGS L'immagine riportata qui a fianco è la prima foto della sfinge pervenuta dalla MGS, fu la prima con una risoluzione decente (5m per pixel, 10 volte meglio delle foto Viking), e fu, dopo 20 anni di rielaborazioni dei soliti 2 fotogrammi, la prima vera novità sulla Sfinge di Marte. Ma dov'è il famoso volto? La prima reazione è deludente: non sembra apparire nulla di nemmeno lontanamente simile a una sfinge. Uno scherzo? Niente affatto.

Nella foto che seguirà in basso (una nostra elaborazione) è ben visibile la chiave del mistero. Innanzi tutto l'originale in bianco e nero è stato convertito in una gamma cromatica arbitrariamente verosimile (figura A). In secondo luogo appare evidente che la nuova immagine è illuminata dalla direzione opposta, cioè verosimilmente è stata scattata a 6-8 ore di distanza dall'orario in cui furono riprese le vecchie immagini (anche su Marte la durata del giorno è di quasi 24 ore). Invertendo la palette dei colori (figura B) si è così ottenuta virtualmente un'illuminazione conforme alle vecchie immagini della missione Viking (figura C). E' chiaro ora che quelle colline presentano una reale analogia con la nota struttura della sfinge. Soltanto ora ci si convince dell'esistenza di particolari che già prima erano effettivamente visibili:
  • c'è un "neo" sotto l'occhio sinistro (per l'osservatore) costituito da un piccolissimo rilievo;
  • l'occhio destro è più basso del sinistro e meno definito;
  • il taglio della bocca - piuttosto largo - non solo non è una valle pensile ma non si chiude realmente al margine sinistro;
  • esiste effettivamente un gradino sotto il margine destro del mento.
Confronto

Si può notare inoltre che la nuova immagine è stata ripresa con un angolo di illuminazione molto basso, cioè con il Sole più basso sull'orizzonte, oltre che durante l'altra metà della giornata marziana. Ciò va osservato sull'immagine A (luce naturale) dove si vede la sommità del rilievo illuminata dai primi (o ultimi) raggi del Sole e nettamente contrastante con il resto della struttura che, grazie proprio alla penombra uniforme, può presentare quasi uniformemente le sue caratteristiche. Purtroppo in tutti i casi l'angolo di illuminazione è sempre basso, causa questa dell'alta latitudine della regione Cydonia. Il nuovo angolo di ripresa risulta anch'esso più basso che in precedenza, cioè al momento dell'acquisizione dell'immagine la fotocamera non si trovava presso la verticale del soggetto ma alla sua sinistra, producendo un'inquadratura obliqua e quindi una visione prospettica.

alta risoluzioneQuesta nuova immagine, a più alta risoluzione, è un'elaborazione NASA della precedente. La foto qui a fianco mostra l'originale a confronto con la nostra conversione in falsi colori, nuovamente invertiti per pura questione estetica.

Naturalmente qualche ufologo insiste ancora sostenendo che il volto è stato distrutto dalla NASA per negarne l'esistenza (distrutto magari nel corso della fallita missione Observer). Magari qualcuno potrebbe anche ritenere che sia stato smantellato dagli stessi marziani per nascondersi alla nostra invadente curiosità. Ma queste storie ormai hanno poco peso. Grazie all'ottima risoluzione della fotocamera MOC montata sulla sonda Surveyor cade definitivamente l'ipotesi che possa trattarsi di un manufatto e cadono anche i dubbi sulla coerenza geologica della struttura.

È evidente che abbiamo assistito alla morte di un mito. Il mito della Sfinge di Marte, megalitica costruzione foggiata a propria immagine e somiglianza da un'antica e forse estinta civiltà marziana con lo scopo di testimoniare nei secoli la propria esistenza... Ciò che ne rimane oggi è un gruppetto di colline in un'arida pianura.

VerificaCome ulteriore inutile verifica - pur essendo chiaro che la struttura non è simmetrica - nella foto seguente abbiamo tentato di riscostruire il volto della Sfinge con lo stesso principio di specularità che fino ad ora aveva dato risultati sorprendenti. Questa volta però ciò che appare, sotto entrambe le modalità di illuminazione, non ha nulla di intrigante se non una vanga somiglianza con le "macchie di Rorschach". Ed è proprio questa, probabilmente, la chiave di lettura del mistero della Sfinge: una figura confusa in cui la mente cercava la realizzazione di un desiderio inconscio. Quel volto inquietante altro non era che il riflesso di un'innata e malcelata speranza umana.

Muore il mito della "sfinge marziana" ma non muore ciò che essa rappresentava:
il desiderio e la possibilità di non essere soli.



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